martedì 2 giugno 2009

sherlock Holmes rinasce a nuova vita

Sugli schermi dei nostri cinema stà per arrivare il nuovo film di Holmes, prodotto da Guy Richie.
Quinto film del regista londinese, vanta un cast di primo piano: nei panni di Holmes c’è Robert Downey Jr., il Dottor John Watson è interpretato da Jude Law, mentre Irene Adler ha il volto di Rachel McAdams, la versatile attrice vista anche in “2 single a nozze”, “Red Eye” e “La neve nel cuore”.
Tratto dal libro a fumetti di Lionel Wigram ed ispirato ai personaggi creati da Sir Arthur Conan Doyle, “Sherlock Holmes” viene considerata l’icona della letteratura gialla. Con Guy Ritchie, qui co-autore anche della sceneggiatura, il personaggio ideato alla fine del XIX secolo sul grande schermo è protagonista o viene citato per la 23esima volta.



PER SAPERNE DI PIù CLICCATE SU QUESTO LINK::http://sherlock-holmes-trailer.blogspot.com/ BLOG INTERAMENTE DEDICATO AD HOLMES.

la cosa innovativa è in questo film il protagonista cambia completamente immagine...in un certo senso (guardando il trailler) viene ad assumere una serie di caratteristiche che permettono di paragonarlo ancor di più al nostro caro HOUSE.
Ancora non possiamo dirlo con certezza però..quindi non ci resta che aspettare l'uscita del film.

martedì 19 maggio 2009

OSSIMORO

Riguardano le puntate di Dott House non si può fare a meno di notare che esiste in lui una contrapposizione: il suo essere un duro e un bastardo, viene indebolito dalla sua unica debolezza...essere ZOPPO...cosa di cui spesso si lamenta.
infatti..per chi con conosca le prime puntate... il suo difetto è causato dalla scelta della sua ex moglie..quindi House sa a chi dare la colpa!!!
ma comunque resta che, a causa di questo, il suo personaggio è duplice.
la differenza con dott jakyll e mister hyde è che questo duplice personaggio non può scegliere quando cambiare il suo "essere", mentre House riesce a controllare se stesso e far "vedere" solo ciò che lui voglia che sia visto...
anche lui quindi indossa una bella e vistosa maschera!!





...curiOsandO tra le varie tesi semiOtiche attuali...ripOrtO qui un interessante articOlO scritto da NicOla Dusi riguardO il fantasticO dOttOr hOuse..

House piace?
"È la domanda che Giorgio Grignaffini mi aveva posto, quando questo articolo era solo
un'ipotesi. Per tentare di rispondere, in modo rapsodico e certo non esauriente, torniamo
ad occuparci del personaggio di House sul piano narrativo, che appare al momento come
indissolubile dal suo interprete, Hugh Laurie.
Innanzitutto, House è un malato incurabile, accompagnato costantemente dal dolore fisico. A
dir meglio, è un ex-malato diventato zoppo, un handicappato fisico permanente. Inoltre è
dipendente dall'antidolorifico, cosa che come sappiamo gli procurerà l'accusa di
tossicomania verso la fine della prima stagione e ancora peggio nelle seguenti. Sembra una
stravaganza, invece è parte in modo strutturale del personaggio. House non è solamente un
geniale esperto di diagnostica, ma è un eroe marchiato, che ha superato la sua prova e porta
su di sé il marchio visibile della lotta con i veri antisoggetti del racconto: la malattia, il dolore
e la morte.
Ha infatti il volto segnato come un moderno S. Francesco, è un martire del male del
mondo, che porta su di sé stoicamente, e non manca a volte di farlo notare. E rispetto alla
cura effimera data delle pasticche contro il dolore, House è rassegnato e ironico, senza rancori nascosti.
Il personaggio di House è allora un malato che cura i malati, quindi è al loro livello, anzi
spesso soffre più di loro. Per questo non porta il camice, non tanto (o non solo) per trasgredire
ai regolamenti dell'istituzione. L'aver accettato la propria sorte gli permette di non cadere
nei tranelli del buonismo o del rispetto delle regole: lavorando sui suoi “pari”, egli va dritto
al sodo, se capisce di cosa si tratta. E finché non lo capisce non lascia perdere, anche mettendoli a rischio.
House non può camminare senza bastone e nelle fiabe, si sa, lo zoppicare è un indizio del
diabolico. A livello simbolico, infatti, House non appartiene del tutto alla sfera dei valori
positivi e degli eroi “buoni” (com'erano quasi tutti i medici di E.R.): certo è un giusto, ma a
modo suo, con molte qualità dell'antieroe: non è solo burbero, è spesso cattivo, brusco e
sarcastico. Ma sa anche essere gentile e profondo, a volte, capace di parlare direttamente al
lato più nobile dei pazienti e di andare al di là delle convenzioni. Se come personaggio è in
parte assimilabile al dottor Benton di E.R., scorbutico ma geniale, oppure a Gil Grissom di
C.S.I., la misantropia e l'asocialità di House lo affiliano di diritto ai grandi nomi del giallo,
come Dupin o Sherlock Holmes.
Inoltre, l'handicap di House lo avvicina, almeno un po', a narratori ciechi come Omero o
Borges; oppure a Nero Wolfe, un detective che se ne stava immobile nel suo studio mentre i
collaboratori gli portavano i dati da analizzare16. Intendiamo dire che il limite fisico di
House lo costringe alla consapevolezza, lo riporta sempre alla realtà delle cose, ma gli apre
anche una sorta di seconda vista sui mondi possibili delle vite degli altri, nonché sui
meccanismi interni che regolano i loro corpi al di là dei loro racconti, delle loro
inconsapevolezze o delle loro menzogne.
C'è ancora un'altra ipotesi, che viene dal racconto fatto da House sul suo caso agli studenti,
nel penultimo episodio della prima stagione. Quando egli doveva venire operato alla
gamba, nel tentativo estremo di riabilitarla, aveva chiesto di essere messo in coma
farmacologico per sopportare il dolore prolungato di un drenaggio che avrebbe, secondo la
sua diagnosi, risolto il problema senza bisogno dell'operazione. In realtà appena in coma
egli viene operato lo stesso, su richiesta della moglie. Tornerà alla vita invalido, ma solo
dopo un minuto morte apparente.
In questo frangente, il suo stare nel limbo ci viene mostrato
con immagini molto particolari, nelle quali House si guarda da fuori e, simultaneamente,
segue le vicende degli altri pazienti (operati alla gamba come lui). Una visione dall'alto, da
“quasi-morto”, come un essere angelico, che giustifica forse la raffinata capacità empatica di
House. Ma anche un'esperienza che gli rimarrà addosso: per House conta ormai solo l'essere
nel mondo, e non c'è trascendenza o altra salvezza al di là del qui e ora. È un pragmatista che
ama la vita e la difende, anche a costo di scelte estreme. O forse ama più che altro se stesso e
la sua verità, come gli rinfacciano i colleghi? House, diabolicamente, non si fida del mondo:
in modo molto pratico e umano (troppo umano, forse), House è un incredulo, che crede
solo nell'esperienza e vuole mettere il dito nella piaga.
Il suo modo acido è compensato dallo sguardo ironico che getta sulle cose, sugli altri e su se
stesso, e dall'acuta sensibilità nel comprendere gli stati psicologici dei suoi interlocutori. Ma
le passioni più esplicite del personaggio di House sono l'ambizione di capire, il cinismo e la
solitudine
. Come il commissario Adamsberg di Fred Vargas, il dottor House persevera nei
suoi errori, e va fino in fondo ad ogni sua scelta, per quanto in effetti non ne paghi le
conseguenze se non in termini di smacco personale.
Secondo Bernardelli (2007), House può permettersi di continuare a sbagliare, fino a
risolvere ogni caso, proprio perché è un personaggio misogino, cattivo, scostante: se un
“buono” sbaglia è la fine, perde la faccia, deve fare atto di contrizione ecc. (infatti il dottor
Kildare era “infallibile”); se invece sbaglia uno che non prende sul serio niente e nessuno
tranne il suo lavoro, significa che il lavoro è da rifare, migliorare, da ripetere variando. La
cattiveria di House è quindi strutturale, perché ha a che fare con la credibilità delle ipotesi
messe alla prova, rende accettabili gli errori, e permette la dinamica seriale interna ad ogni episodio.
House non è un eroe tragico, bensì un anarchico con una morale estranea alle regole
comuni, a cui sostituisce un'etica altra, che va al di là delle regole generali per rapportarsi, da
singolo, a un'altra singolarità assoluta: il suo paziente, con il suo caso specifico. Quella di
House è una “iper-etica”, nella lettura filosofica che ne dà Blitris (2007), poiché egli segue
una passione pura, assoluta, che risponde solo ad un imperativo: il dovere di salvare il
proprio paziente con ogni mezzo, lecito o illecito. Se House usa il sarcasmo, è di solito per
eliminare i giri di parole e i depistamenti: la sua è una ricerca di verità che non ammette
deroghe. Ma in tutto questo, non si può negare che House a volte appaia anche di un
narcisismo irritante. O è, invece, rassicurante? “Dimmi cosa preferisci”, direbbe House, “un
dottore che ti tiene la mano mentre muori, o uno che ti ignora mentre migliori?”.


Sotto consiglio di "verità" che ha consigliato di essere brevi e concisi ho estrapolato la parte più interessante del dott.Dusi.
E in pratica mi ci sono ritrovata, il post precedente che ho fatto è stata una semplice conferma con quest'ultimo, anche se non con termini forbiti e ricercati.
Cosa si chiede il dott.Dusi, a mio avviso????
Quanto può dare fastidio una personalità spigolosa e a tratti fastidiosa?
E quando ci rendiamo conto che di quella personalità ne abbiamo prepotentemente bisogno perchè unica?
House racchiude in sè il cielo e l' inferno, a mio dire.
Non esiste pietà, nè sensibilità.
Ma solo cura e professionalità, inferno personale a parte.
E credo che niente di meglio possa curare il dolore che il sarcasmo e l'ironia.
...con la speranza di essere stata abbastanza breve e concisa, cordialmente vi saluto.
-Sara Manna-


lunedì 18 maggio 2009

SERENDIPITY

Vi riporto un acuta riflessione di Roberta Rizzo: 
"potremmo forse dire che il modo in cui il dott house scopre le varie malattie dei suoi pazienti corrisponda in un certo senso al modello della serendipity? "
Questa consiste nell'osservare un dato imprevisto anomalo e strategico, che fornisce occasione allo sviluppo di una nuova teoria o all'ampliamento di una teoria già esistente.
Prima di tutto, il dato è imprevisto. Una ricerca diretta alla verifica di una ipotesi, dà luogo ad un sottoprodotto fortuito, ad una osservazione inattesa che ha incidenza rispetto a teorie che, all'inizio della ricerca, non erano in questione.
Secondariamente, l'osservazione è anomala, sorprendente, perché sembra incongruente rispetto alla teoria prevalente, o rispetto a fatti già stabiliti. In ambedue i casi, l'apparente incongruenza provoca curiosità; essa stimola il ricercatore a
trovare un senso al nuovo dato, a inquadrarlo in un più ampio orizzonte di conoscenze.
In terzo luogo, affermando che il fatto imprevisto deve essere strategico, cioè deve avere implicazioni che incidono sulla teoria generalizzata, ci riferiamo, naturalmente, più che al dato stesso, a ciò che l'osservatore aggiunge al dato. Com'è ovvio, il dato richiede un osservatore che sia sensibilizzato teoricamente, capace di scoprii.re l'universale nel particolare. Dopotutto, gli uomini hanno osservato per secoli fatti banali come lapsus linguae o lapsus calami, sviste tipografiche e amnesie, ma era necessaria la sensibilità teorica di un Freud per considerare questi fatti come dati strategici, grazie ai quali egli poteva ampliare la sua teoria della repressione e degli atti sintomatici.

Robert K. Merton, Elinor G. Barber
Viaggi e avventure della Serendipity
Il Mulino, 2002

domenica 17 maggio 2009

...solitudine...

Guardando tra sul blog del dottor House, ho letto la frase che ha postato Sara: "quando non piaci a nessuno devi avere ragione altrimenti non vali nulla".
questa frase mi ha fatto pensare alla condizione di House, perchè è il protagonista del nostro blog, ma anche in generale a vari personaggi, come per esempio il Nash, protagonista di A beautiful mind, e a molte altre persone che possono essere considerate al di sopra della normalità...i cosi detti GENI.
Questi, quindi anche House che è da molti considerato un genio (altrimenti non si rivolgerebbero ad un dottore bastardo come lui; anche infatti la sua ex moglie pur di salvare l'attuale marito si rivolge a lui) e proprio per questo si trova a disagio all'interno di una "società".
Il caso di House è un esempio eclatante in quanto non si fida di nessuno e preferisce passare la sera di natale da solo piuttosto che fingere;
 ma ci sono molti altri casi, come per esempio quello di nash, in cui la genialità e l'intuzione sono proprio causa di alienazione dal resto della comunità di appartenenza.
infatti che senso ha contiuare ad essere circondato da persone che non ci capiscono?
House, sembra proprio essere l'esempio di questa alienazione....
rifiuta anche coloro a cui sembra più legato: la sua ex moglie che dopo una serie di avventure decide di lasciare suo marito; la cuddy che dopo quel famoso bacio viene allontanata come un appestata; cameron che viene rifiutata con la futile scusa delle complicazioni lavorative.
Ma oltre a queste donne, esempio della sua volontà di stare da solo è  il fatto che House continua a ricercare delle storie momentanee, a pagamento, e neanche da queste donne vuole che si instauri un rapporto che vada al di la del semplice "rapporto".
ricordo infatti una puntata in cui l'accompagnatrice chiamata da House, cerca di instaurare un legame, chiedendogli di cosa abbia bisogno, quale siano i suoi problemi eccc...ma lui la allontana dicendo: "NON MI DIRE CHE HAI BISOGNO DI PARLARE PRIMA!"
Quindi si può pensare ad house come il cosidetto solitario, orso del kispios (ricordando una famosa pubblicità) che si procura il cibo da soli e che non ha bisogno di alcun contatto con gli esseri della stessa specie, perchè falsi e bugiardi.

ENRICA MARRELLI

venerdì 15 maggio 2009


Proprio in riferimento al film "a beautiful mind" volevo ricordare che c'è un altro aspetto che accomuna i due: entrambi hanno la mania di scrivere...Nash su ogni superficie che gli si ponga davanti; House sulla sua lavagnetta del suo studio e in assenza di questa, per esempio nella puntata in cui si trova bloccato con l'ex moglie in aereoporto, sulla parete dell'aereoporto stesso con un rossetto...
Quindi c'è da pensare : il mettere per iscritto i loro pensieri li aiuta a comprendere il problema di cui si stanno occupando!
Permette di mettere ordine nella confusione della loro mente!

ENRICA MARRELLI

giovedì 14 maggio 2009

HOUSE Vs. NASH

Leggendo un romanzo scritto da Sylvia Nasar dal titolo "Il genio dei numeri" ho trovato alcune analogie tra Nash,protagonista del romanzo,e House.Non so chi di voi conosce Nash o a chi è capitato di guardare almeno una volta "A beautiful mind" ma in breve si tratta di un grande matematico conosciuto in particolare per la sua "teoria sui giochi",che all'età di 30 anni viene colpito da schizofrenia paranoide-allucinatoria,in pratica un pazzo.Di seguito volevo riportare alcuni pezzi tratti dal libro che descrivono bene la personalità di Nash,e dal mio punto di vista anche di House.Nash viene descritto come un uomo bello,arrogante ed eccentrico e di lui si scrive:" Il genio di Nash apparteneva al genere misterioso che è associato più di frequente alla musica e all'arte che non alla più antica di tutte le scienze.Non era semplicemente il fatto che la sua mente lavorasse più in fretta,che la sua memoria fosse più ritentiva.o che la sua capacità di concentrazione fosse migliore.I suoi lampi di intuizione erano NON RAZIONALI......Nash prima aveva la VISIONE,e solo molto tempo dopo costruiva le laboriose dimostrazioni.Ma anche dopo che aveva cercato di spiegare un risultato sbalorditivo , il percorso reale che aveva seguito rimaneva un mistero per gli altri che tentavano di capire il suo ragionamento......desideroso di sbalordire,era sempre alla ricerca di problemi veramente difficili......A un certo punto fu affascinato dall'idea che le droghe potessero amplificare le perfomance fisiche e intellettuali...........lo trovavano immensamente strano.Lo descrivevano come RISERVATO,ARROGANTE,PRIVO DI EMOZIONI,DISTACCATO,INQUIETANTE,ISOLATO E STRAVAGANTE.......un giovanotto apparentemente distaccato dalle emozioni altrui,per non parlare delle proprie,era in grado di vedere con chiarezza che le motivazioni e i comportamenti più umani sono tanto misteriosi quanto la matematica stessa......."

Questo tipo di personalità è stata molto studiata da psichiatri e biografi che affermano ad esempio che " un carattere introverso e distaccato può essere particolarmente incline alla creatività scientifica....la genialità è la brillante invenzione di qualcuno che cerca una via di fuga".

Ovviamente per quanro riguarda Nash si tratta di un personaggio reale,House non è un matematico e sicuramente non ha fatto nessuna scoperta scientifica...ma sarete sicuramente d'accordo con me sul fatto che la loro personalità nonchè il loro METODO "INTUITIVO" sia molto molto simile.

Non so se poi ricordate le puntate in cui House inizia anch'esso a soffrire di allucinazoni e a vedere in ogni piccola cosa dei messaggi che solo lui era in grado di interpretare...come se i suoi momenti di follia amplificassero le sue capacità intellettive,esattamente come accadeva per Nash durante i suoi anni di follia dai quali guarì quasi miracolosamente.


House non è reale,ma esistono uomini reali come Nash che hanno in sè qualcosa di incredibile e quasi surreale che lasciano una forte impronta...non è detto che non ci sia realmente un House nel mondo!!!

Marianna Giudice